giovedì 8 luglio 2010

Le Rievocazioni Storiche...


Credo che non esista un modo più crudele per uccidere la genuinità di un'esecuzione di musica antica con criteri filologici. Credo anche che la connivenza anche di noi musicisti (ahimè) talvolta 'costretti' da motivi economici, ad accettare esecuzioni che poco o nulla hanno di artistico e che di fatto vanificano tutto il lavoro di ricerca, le prove, l'esercizio di gusto, l'arrangiamento, insomma tutto quel lavoro preziosissimo che facciamo durante l'anno.

Dirò di più: siamo noi (beh, io mi sono sempre opposto, ma mi accollo la mia parte di responsabilità come 'categoria') che, accettando in passato di partecipare ad 'eventi' (meglio definirli 'calderoni') che volevano unire partecipazione di massa, ritorno commerciale e/o turistico e 'cultura' (la giustificazione culturale, tante volte, la fornivamo noi), abbiamo buttato fuori dai teatri la Musica del Medioevo, per esempio.

Quella rinascimentale? Spesso confusa con la precedente, di fatto è oggi praticata da rarissimi gruppi (come il mio...) o da ensemble vocali, e lotta strenuamente per non finire nel medesimo calderone.

Purtroppo, anche rinomati Festival di Musica Antica non si fanno scrupolo di accettare 'compromessi' (stasera sono propenso ad eufemismi) pur di fare 'immagine' o 'cassetta' (che è lo stesso, se paga l'Ente pubblico che guarda solo ai numeri, ergo ai voti).

Vi racconto un'esperienza dello scorso anno: un quotato Festival nel sud Italia, direzione artistica di un musicista di buon livello, di ottima cultura musicale specifica, dunque nessun alibi d'ignoranza.
La location? Il SAGRATO DI UNA CHIESA in una piazzetta di un borgo antico. Sedie di plastica per il pubblico, effetivamente numeroso. Formazione, sei musicisti e sei danzatrici. Acustica? ZERO. Non c'è problema ragazzi... c'è l'AMPLIFICAZIONE!

Ma come, l'amplificazione in un concerto di musica Antica, in una Rassegna di musica Antica??

SI.

Microfoni panoramici? NO DIREZIONALI. Quindi equalizzazione a discrezione del fonico, ovviamente aduso a pop o folk music. Beh, vi avranno messo delle SPIE... e dove? non c'era spazio, e poi, non erano previste.

Bene, quindi il pubblico sentiva forte e chiaro, ma voi non sentivate nulla o quasi di quel che facevate?

ESATTO

... e com'è andato il concerto?

Abbastanza bene, date le premesse, l'umidità che ti scorda le corde di budello, ti ottura i flauti e ti fa calare il cembalo, ma al 10% delle nostre possibilità.

E questo era un vero concerto, a suo modo. Nelle RICOSTRUZIONI STORICHE il Medio Evo è sinonimo di Cornamusa e Ghironda. Se c'è, un tamburo. Flauti dolci? Non si sentono, e quelli acuti danno fastidio.

Se poi è prevista la CENA MEDIEVALE, dopo i primi pezzi potete suonare qualunque cosa, tanto al primo pezzo di formaggio i musicisti passano in secondo piano, se non scompaiono nel rumore di fondo delle posate (posate? mah...) o non vanno a finire fra i rumori molesti.

Che dire?

Cito un mio amico musicista e fedele collaboratore da 19 anni, che ha tradotto in Abruzzese una sentenza del grande Toscanini: "All'apert si joche a bocce"
Traduco per i non abruzzesi: ALL'APERTO SI GIOCA A BOCCE.

Non si fa musica antica.

Luca

2 commenti:

  1. Le "rievocazioni storiche" sono per definizione un compromesso, soprattutto in Italia. Chi accetta di farne parte sa esattamente a cosa va incontro. Inoltre, dietro ai buoni propositi ci sono pochi soldi (cosa? dobbiamo pagare i musicanti?), e quei pochi arrivano pure tardi (se arrivano).
    Io persi il gusto di fare musica antica anche per colpa della scarsa considerazione di cui godono i musicisti, a volte trattati davvero come saltimbanchi... ma questo succede, in buona parte, perché i musicisti accettano troppo spesso di farsi trattare così. Se nessun gruppo di musica antica accettasse di fare concerti all'aperto, in condizioni acustiche disastrose, le cose andrebbero diversamente. Purtroppo qualcuno disposto a tutto lo trovano sempre, e pazienza se suona meno bene di te e sulla musica antica ha letto solo un paio di libri...i desperados della musica sono i fichi con cui gli organizzatori riescono sempre a fare le proprie nozze, e mi sono fatto l'idea (come mai?) che ormai lavorino solo quelli che accettano di farsi pagare "quando arrivano i soldi da comune/provincia/regione ecc...", cioè a babbo morto. E se uno accetta di farsi pagare così, chi vuoi che lo rispetti facendolo suonare in una location un po' più degna?
    Ma forse mi sbaglio, sciocchino che non sono altro...
    Paolo Novelli

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  2. Caro Paolo,

    purtroppo credo che la tua analisi sia oltremodo corretta... e che sia la necessità, almeno oggi, a muovere i musicisti, fra i quali troviamo anche gente di valore che lo fa per 'marchetta'. Triste ma è così: tu sai anche a quale rassegna concertistica mi riferivo (non la diciamo, ma c'è anche una foto qui sul blog...), diretta da uno pronto a fare (giustamente) i picci sul temperamento del cembalo che gli viene offerto, ma che poi non si fa scrupolo a farti suonare in piazza. Ricordi la chiesa? Ampia, fresca... e sicuramente con più posti a sedere. Certo, c'era la danza, ma appunto se avessero letto almeno un paio di libri come dici tu saprebbero che la danza in chiesa si è fatta fino al '600, per tacere della Festa dell'Asino et similia.
    Purtroppo questo carosello continuerà finchè le deleghe degli enti considereranno cosa unica Cultura e Turismo. Bah...

    Luca

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