Un viaggio per un concerto, in auto, con due amici oltre che due musicisti. Un'esperienza di condivisione che conferma ancora una volta la bontà della formula adottata, sia per quanto riguarda la formazione (in tre, numero perfetto, si prendono più facilmente decisioni, si interagisce con facilità, ci si comprende con uno sguardo, eccetera...) sia per quanto riguarda un ingrediente fondamentale che moltiplica le capacità individuali e d'insieme di un gruppo: l'amicizia. Questa caratteristica ha sempre accompagnato il Fairy Consort, in qualsiasi formazione esso si sia mosso, e ne fa sopportare meglio il peso delle prove, delle difficoltà, dei costi.
Per questo devo ringraziare con tutto il cuore due bravi musicisti, due professionisti come Luca e Walter per l'amicizia che mi accordano, per la fiducia che mi danno, per la pazienza che hanno se sbaglio e per il coraggio che sono capaci di darmi per queste bellissime avventure insieme.
C'è un altro aspetto interessante delle nostre tournèe fuori Italia: la possibilità di vederle con tre occhi diversi e di poterle commentare assieme, davanti all'ormai immancabile e rituale bicchiere di birra. E guardare quesat bella cittadina svizzera con tre occhi 'italiani' è stato comunque istruttivo. Ad esempio, quando abbiamo trovato la maniera di accedere all'organo della chiesa, la prima esclamazione di Walter è stata: 'non c'è un dito di polvere'.
Prima ancora di notare la presenza del silenziosissimo (e poi, per giunta, spento durante il concerto) deumidificatore, prima di lodare tastiera, intonazione, registri... Stessa impressione per sagrestia, con bagno pulitissimo... per non parlare del fatto che l'intera chiesa era a nostra disposizione: niente ingerenze di parroci, perpetue, sagrestani, diaconi, parrocchiani: il concerto è sacro. In Italia la musica in chiesa è tollerata, e spesso scoraggiata. E' un elemento di disturbo soprattutto quando non è una mera utilità liturgica, anche quella utile per il tempo necessario, tanto che il prete interrompe a suo piacimento le esecuzioni musicali (che di solito, se affidate a musicisti intelligenti, hanno durata adeguata alle esigenze liturgiche e che se le superano è per pochi secondi... ma vallo a far capire al prete).
La vita in Svizzera è peraltro molto costosa, un 'main course' al ristorante costa fra i 28 ed i 42 FCH, circa 24-35 €, cui vanno aggiunti acqua, bevande (il vino costa circa 4 volte il prezzo italiano) e servizio. Però, guardandosi intorno, si vede anche molta ricchezza. Non c'è speranza che imparino a fare il caffè, ma il pane, la carne e la cioccolata sono certo migliori dei nostri.
E il concerto? Iniziato (naturalmente) alle ore 18 IN PUNTO, orario in cui la chiesa è stata chiusa, ha visto la partecipazione di una settantina di persone, che hanno pagato un biglietto fra i 15 ed i 30 franchi svizzeri (mezza cena...) ed hanno seguito con estrema attenzione le nostre esecuzioni. Nonostante l'immagine un po' compassata che ne abbiamo in Italia, hanno reagito con favorevole stupore alle nostre piccole 'sorprese', il finale improvviso in Telemann, i bis all'organo, eccetera, ed hanno mostrato sensibilità ed attenzione.
E anche competenza: fra il pubblico c'era anche il responsabile artistico cel festival di Trondheim (Norvegia), originaria di Coira ed in vacanza nella città natale, con cui la conversazione si è protratta a cena. Il cortesissimo organizzatore, Roman Cantieni, organista, cembalista e fortepianista di grandissima esperienza internazionale, ci ha ringraziati moltissimo. Ma siamo noi che dobbiamo molto a lui per questa bellissima esperienza.
Luca Dragani
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