domenica 1 giugno 2014

Liturgia e Musica Sacra

Cari Amici, 

sulla sua pagina Facebook, posta quanto segue il sacerdote Vito Cantò, riportando un pensiero, come di consueto profondo e puntuale, di Papa Ratzinger sulla musica sacra (e non solo):


«La liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese "simpatiche", di trovate "accattivanti", ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l'attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro.
Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere "fatta" da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il "successo" in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è lo assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non ne è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge sino a noi».



«È sempre più percepibile il pauroso impoverimento che si manifesta dove si scaccia la bellezza e ci si assoggetta solo all'utile. L'esperienza ha mostrato come il ripiegamento sull'unica categoria del "comprensibile a tutti" non ha reso le liturgie davvero più comprensibili, più aperte, ma solo più povere. Liturgia "semplice" non significa misera o a buon mercato: c'è la semplicità che viene dal banale e quella che deriva dalla ricchezza spirituale, culturale, storica».



«Si è messa da parte la grande musica della Chiesa in nome della "partecipazione attiva": ma questa "partecipazione" non può forse significare anche il percepire con lo spirito, con i sensi? Non c'è proprio nulla di "attivo" nell'ascoltare, nell'intuire, nel commuoversi? Non c'è qui un rimpicciolire l'uomo, un ridurlo alla sola espressione orale, proprio quando sappiamo che ciò che vi è in noi di razionalmente cosciente ed emerge alla superficie è soltanto la punta di un iceberg rispetto a ciò che è la nostra totalità? Chiedersi questo non significa certo opporsi allo sforzo per far cantare tutto il popolo, opporsi alla "musica d'uso": significa opporsi a un esclusivismo (solo quella musica) che non è giustificato né dal Concilio né dalle necessità pastorali.



Una Chiesa che si riduca solo a fare della musica "corrente" cade nell'inetto e diviene essa stessa inetta. La Chiesa ha il dovere di essere anche "città della gloria", luogo dove sono raccolte e portate all'orecchio di Dio le voci più profonde dell'umanità. La Chiesa non può appagarsi del solo ordinario, del solo usuale: deve ridestare la voce del Cosmo, glorificando il Creatore e svelando al Cosmo stesso la sua magnificenza, rendendolo bello, abitabile, umano.»


(Card. Joseph Ratzinger, 'Rapporto sulla fede')

Questa, signori miei, è la visione di un Papa, non di un Cristiano qualsiasi, ed è una visione nel suo più profondo significato, una visione in potenza di come dovrebbe essere (e purtroppo non è, o non è più) la Liturgia Cristiana.

Qui si esplica, con rigorosa semplicità, il significato stesso, la vera essenza della Liturgia: il suo scopo, la sua modalità, il suo effetto. " La Chiesa non può appagarsi del solo ordinario, del solo usuale: deve ridestare la voce del Cosmo" è, dal mio punto di vista, sbattere in faccia a chi lo ha dimenticato la portata ecumenica, universale nel senso più letterale del termine, della Spiritualità e della Mistica cristiane. Abbiamo a che fare con Dio Creatore, signori, non con beghe misere di Curia, con numeri di consensi, con il calo delle vocazioni, con le miserie di un clero confuso e confusionario.

Ebbene, tutto questo Papa Benedetto XVI lo premette al discorso sulla musica, che diviene strumento per la realizzazione dei propositi della liturgia, per il sussistere del suo scopo essenziale, quella Comunione con il Divino per cui ci si riunisce assieme in un Luogo Sacro (la chiesa).

Nel merito, subito dopo chiede: "Non c'è proprio nulla di "attivo" nell'ascoltare, nell'intuire, nel commuoversi?", domanda retorica cui da' egli stesso una risposta dalla portata mistica enorme, sempre con il medesimo artificio retorico: "...proprio quando sappiamo che ciò che vi è in noi di razionalmente cosciente ed emerge alla superficie è soltanto la punta di un iceberg rispetto a ciò che è la nostra totalità?". Viene il sospetto che un fedele consapevole di avere anche un'anima sensibile e ricettiva e non solo una mente semplice e plasmabile addomesticata con il belato di canzonette di propaganda non sia esattamente il progetto dei nostri 'pastori'.

Forse i miei toni parranno eccessivi a qualcuno (molti dei quali affetti da bigottismo, esattamente il male instillato tramite certe militanze parrocchiane), ma sono espressione di una grande amarezza per il destino cui scientemente costoro abbandonano un tesoro culturale  ed al tempo stesso un valore prettamente religioso che forse non sono più capaci di gestire.

Il mio amico Paolo Novelli, musicista, compositore, arrangiatore, che condivide in grandissima parte il mio punto di vista, ebbe a dire una volta che, se vogliono sostituire Palestrina con Gen Verde per essere più comprensibili al popolo (di cui non devono avere grande stima evidentemente), analogamente dovrebbero togliere quadri ed affreschi dagli altari e dalle navate e sostituirli con disegni di bambini. Gliel'ho ricordato, proprio su Facebook, ed egli è andato ben oltre. Riporto qui, con il suo pieno consenso, il suo lucido ed articolato commento:"La Storia insegna che qualunque società ove non esista specializzazione è effimera o utpoistica. Una società specializzata, ove ognuno fa solo ciò che sa fare meglio, è quanto di più vicino ci sia ai modelli proposti dalla natura (basta pensare alle api e alle formiche). Allo stesso modo, una Chiesa e una liturgia dove tutti pregano e agiscono nello stesso modo non è rispettosa delle naturali differenze tra i servi di Dio, che - come spiega una certa parabola - non hanno ricevuto tutti lo stesso tipo/numero di Talenti. Non a caso, nella liturgia della Chiesa Cattolica, non è uno qualsiasi dei fedeli a commentare le scritture nell'omelia: si ritiene giusto e logico che lo faccia il sacerdote, cioè chi ha studiato teologia e materie affini per capire e interpretare un linguaggio complesso e simbolico, mettendolo a disposizione del resto dei fedeli con la sua opera. 

Un tempo anche il musicista liturgico era una figura professionale, specializzata e preparata per fornire il suo apporto e la sua interpretazione della musica sacra mettendone i più alti esempi a disposizione di chi volesse pregare come sembra suggerire Ratzinger: ascoltando, anziché parlando, e tenendo la bocca chiusa anziché biascicando con malagrazia litanie semplificate per l'uso universale dell'annoiato pueblo che (sempre meno) affolla le chiese. Ma i talent show, e il karaoke dilaganti ci hanno convinto che tutti possono cantare, non importa con quali risultati. E così, col grimaldello del "siamo tutti uguali agli occhi di Dio" è stata forzata la porta che separava la Musica Sacra dagli attacchi di chi non avrebbe mai potuto e dovuto avvicinarvisi per mancanza di preparazione, capacità e tempo. 

Si, perché qui si tratta anche di tempo: la buona musica sacra, la polifonia, il gregoriano richiedono ore e ore di tempo, applicazione e rinunce. Tutte cose che il moderno fedele-cantore non vuole minimamente spendere, preferendo una Messa rapida, con canzoncine alla "resta con noi" (max. n. 1 strofa) e chi se ne importa se il risultato è straziante, mi aspetta l'estetista e prima finiamo meglio è. 

Non sta a me decidere se abbiamo fatto dei passi avanti o indietro, ma - visto che la parola d'ordine ormai è "accontentiamo tutti, non escludiamo nessuno" - sarebbe un'idea tanto peregrina permettere che almeno UNA chiesetta (o due, nelle grandi città) possa rimettere su un coro polifonico come si deve, che canti la messa come avveniva fino a pochi decenni fa? Magari con accompagnamento di una piccola orchestra di volontari, ove i fedeli fossero disponibili? Dico così, tanto per fare un esperimento. In questo modo, daremmo ai fedeli la facoltà di scegliere il modo di partecipare alla liturgia. Adesso non hanno scelta, e la maggior parte di loro non ha mai sentito una messa di Palestrina o Perosi. Poi, dopo qualche mese, si vede se quella chiesetta resta una chiesa con messe deserte o se queste messe - come quelle in cui io e Luca, fino a non tantissimi anni fa, prestavamo servizio come musicisti VERI - si riempiono anche di coloro che le avevano abbandonate. E si decide se l'esperimento è fallito o se è fallimentare l'attuale "volgarizzazione" della musica sacra. Non mi sembra né difficile né inutile. Basta volerlo...sempre che - appunto - si voglia.".

(Paolo Novelli su 'Vera Musica Sacra nella Liturgia')

Eppure, questi musicisti ci sono, e sono pronti: d'altra parte in quelle musiche che la Chiesa (o meglio, parte della Chiesa, a meno che non vogliamo escludere da essa un Papa Emerito) vuole accantonare c'è il seme della Parola di Dio, colto da chi sapeva farlo e incastonato in perle di spendente bellezza, c'è il Fuoco che Gesù è venuto a portare sulla Terra (Luca XII, 49)

Ora, devo proprio rassegnarmi all'idea che proprio i sacerdoti abbiano paura di diffondere questo Fuoco, abbiano paura di adempiere al loro compito? Non posso invece che concludere ribadendo le parole di Joseph Ratzinger: "Chiedersi questo non significa certo opporsi allo sforzo per far cantare tutto il popolo, opporsi alla "musica d'uso": significa opporsi a un esclusivismo (solo quella musica) che non è giustificato né dal Concilio né dalle necessità pastorali". E ancora: " La Chiesa non può appagarsi del solo ordinario, del solo usuale: deve ridestare la voce del Cosmo, glorificando il Creatore e svelando al Cosmo stesso la sua magnificenza, rendendolo bello, abitabile, umano".

Così sia!

Luca Dragani

Conferenza concerto per la Memoria

Cari Amici, come è ormai tradizione da molti anni, il Fairy Consort celebra il Giorno della Memoria, in ricordo della Shoah e del Samudari...