Ecco, ci risiamo!
Ci ricasco sempre... eppure, come dire di no ad Aurelio Bigi il quale, a suo dire, entusiasmatosi dalla performance di Antonello di Matteo ad una Cena degli Auguri del Club Service cui appartiene prima, e dal concerto di 'Zampognòrchestra' gruppo cui lo stesso Antonello di Matteo appartiene assieme ad altri tre suoi pari in bravura e fantasia poi, ha organizzato un incontro nella sua Bucchianico?
E quindi ci ricasco.. per di più con una sfida, immagino, anzi sono sicuro, involontaria da parte dello stesso Bigi, sfida costituita dal titolo della conferenza: 'Zampogne e zampognari: dalle melodie natalizie alle melodie popolari'.
Ma come, per parlare di novene e di ballarelle? Con tutto il rispetto, ovviamente, per le medesime, che costituiscono un patrimonio culturale di valore immenso ed anche il senso 'musicale' delle nostre radici, della mia stessa infanzia (ricordo che all'inizio, da bambino, avevo un po' paura del suono della zampogna che si avvicinava, lungo la tromba delle scale che lo faceva ancora più risonante...), come conciliare la geniale vena innovativa e la superba tecnica del mio complice e correlatore con la semplicità di dette melodie? Ebbene, basta cercare un po'... pensarci un po' su... e vengono così fuori anche idee ed ipotesi interessanti.
Ah, naturalmente, sentir suonare una novena da Antonello, con la zampogna suonata nel modo più semplice, non ha comunque paragoni: è verissimo quello che disse un focoso lettore a proposito della zampogna: 'E' per tutti, ma non tutti sono per la zampogna'. Parole sacrosante. Senza tema di essere smentite in quest'occasione.
Ma dicevo del mio dubbio: allora ho ripescato il Volume V (1988) di 'Imago Musicae' la prestigiosa rivista europea di Iconografia Musicale ideata e diretta dal padre dell'Iconografia Musicale, Tielman Seebas. Ricordavo di un articolo in cui si parlava di una zampogna cinquecentesca, un interessante studio di Nico Staiti. Ebbene, in esso viene riprodotto un quadro della fine del '500 di scuola siciliana, anonimo, un'Adorazione dei Pastori dove c'è, splendidamente riprodotto, uno zampognaro.
Ho sempre sostenuto, confortato dai dati iconografici, che le raffigurazioni di zampogne in Abruzzo non risalgono a prima della fine del '700, ed ora spunta una zampogna cinquecentesca?
Eppure eccolo, con tutte le dieci dita impegnate in quella che sembra la posizione più grave dello strumento. Eppure, la delicata fattezza delle canne dello strumento mi hanno ricordato di un altro prodigio della tecnologia musicale rinascimentale, parente stretto della nostra zampogna ed antenato della 'Musette' francese e della 'Uileann Pipe' irlandese: la Sordellina napoletana. Non la conoscevo, ma grazie a Federica Furlanetto ed alla sua sterminata e bellissima raccolta di immagini su Facebook ho potuto paragonarla a questo strumento, e le affinità (a parte il meccanismo 'a valvola') soprattutto nel canneggio sono più che evidenti: non parliamo della posizione delle mani!
La conclusione che ne traggo è la seguente: nel Rinascimento, secolo aureo per la fioritura di strumenti musicali specialmente a fiato, si produce uno strumento dalla tecnologia avanzata come la sordellina (poteva avere fino a 72 chiavi...). Da qui derivano le varie zampogne, che innestano sulla produzione dell'aria della cornamusa il doppio chante della sordellina, producendo, sul versante popolare e per involuzione (o per semplificazione) prima la zampogna a paro e poi le altre, fino alla calabra ed alla abruzzese o molisana (che cavillo antistorico distinguere, la 'Terra di Molise' era una delle tre parti degli Abruzzi, assieme ad 'Abruzzo Citeriore' ed 'Abruzzo Ulteriore').
Di qui, creare un foro doppio nel bordone della zampogna abruzzese a me non sembra, come si vuol far credere, uno 'schiaffo alla tradizione'. Sembra un riportare la zampogna alle sue più autentiche ed antiche origini. Così (e non altrimenti) sarà possibile eseguire 'Quanno nascette ninno' con le armonie giuste. Con buona pace di chi non riesce a farlo.
Per chi vuole parlarne con noi, l'appuntamento è domani, 21 gennaio 2012 alle ore 18, presso il Municipio di Bucchianico. Vi aspettiamo!
Luca Dragani
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